L’azienda, fino al 31 dicembre 2022, anche se in ritardo rispetto all’uscita delle varie proroghe e su sollecitazione delle OO.SS, ha sempre recepito la normativa e le proroghe con una interpretazione univoca e condivisa che prevedeva la possibilità
per i genitori di under 14 di svolgere la prestazione lavorativa da remoto in modo continuativo, superando quindi l’accordo aziendale che stabilisce due giornate.
Anche questa volta, con l’uscita della Legge, abbiamo segnalato tempestivamente all’azienda la proroga prevista e chiesto di procedere, come fatto nelle precedenti identiche proroghe, con l’emissione di un comunicato interno per informare i
lavoratori. L’azienda su questa ulteriore proroga ha cambiato interpretazione e ci ha comunicato che non intende concedere lo smart working in maniera continuativa ma semplicemente di attenersi a quanto previsto dall’accordo di
secondo livello con le sole due giornate da remoto, in quanto è cambiato il contesto non essendo più in stato di emergenza né in situazione di rischio pandemico. Riservandosi però di valutare le situazioni di criticità e di effettiva difficoltà gestionale, per esempio, per malattia dei figli.
Riteniamo quanto meno curioso che si cambi l’interpretazione di un testo che prevede solo un cambio di data rispetto al precedente, a differenza di altre aziende che sono rimaste coerenti.
È inoltre poco convincente credere che l’interpretazione cambi perchè siamo fuori dallo stato di emergenza e senza DAD, in quanto anche nelle proroghe precedenti i ragazzi erano tornati in presenza a scuola e le misure di contenimento del Covid 19
si stavano pian piano smantellando.
Ci pare piuttosto di continuare a vedere una certa ingiustificata diffidenza verso lo strumento del lavoro agile da parte dei vertici aziendali e riteniamo grave che non si sia proceduto a recepire la proroga di una modalità di accesso ad un diritto previsto dalla normativa vigente.
Inoltre, in questi mesi non ci risulta che né i lavoratori fragili, né i genitori di under 14 abbiano messo in difficoltà l’azienda, non garantendo continuità della prestazione lavorativa o cali di produttività, né, tantomeno, che non abbiano tenuto conto delle necessità aziendali di prestazioni o riunioni in presenza sparendo dalle sedi aziendali. Non registriamo nessun abuso dello strumento, anzi, assoluto buon senso e massimo senso di responsabilità da parte di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori.
Ricordiamo, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che lavorare da remoto non vuol dire lavorare meno o non lavorare affatto, ma dare la possibilità di lavorare meglio permettendo anche di conciliare le esigenze personali o familiari. Ormai dovrebbe
essere uno strumento consolidato e strutturato, per cui risulta inspiegabile il mancato recepimento della proroga.
Da un’azienda come il Gruppo Hera, che fa del welfare e dell’attenzione al benessere dei lavoratori un motivo di orgoglio e di vanto, ci aspettiamo che vada in continuità con quanto fatto finora.